Steam come Apple Store? No, non ancora

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Un paio di giorni fa Valve ha annunciato l’addio a Steam Greenlight, il meccanismo di selezione di giochi tramite votazione da parte degli utenti, in favore di una soluzione più lineare, chiamata per l’appunto Steam Direct, in cui gli sviluppatori hanno la possibilità di sottoporre il proprio prodotto direttamente allo store e, previo pagamento di una fee monetaria e il vaglio di un blando processo di controllo (come vedremo), poterlo immediatamente pubblicare.

Greenlight ci mancherà? No. Lo rimpiangeremo? Probabilmente sì.

Greenlight ci mancherà? No. Lo rimpiangeremo? Probabilmente sì. L’idea alla base di Steam Direct è cercare di evitare il proliferare di quello che gli americani definiscono – con la loro consueta capacità di sintesi – “shovelware“, e che noi più prosaicamente chiamiamo “fuffa” (no… usiamo un termine gergale lievemente più volgare, ma vabbè. ndKikko), pessimi titoli sviluppati senza alcun’idea dietro, che costano due lire e non valgono neppure quelle, e che miracolosamente arrivano a intasare il nostro catalogo perché il meccanismo di Greenlight si è rotto, la gente ha cominciato a coinvolgere gli amici, e gli amici degli amici, oppure a votare robe a caso, quando non a usare direttamente dei bot.

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Con Steam Direct la situazione sarà migliore dell’attuale? Probabile. Anzi è quasi sicuro, e del resto è difficile che vada peggio. Molto dipenderà dalla quota che gli sviluppatori dovranno pagare (e che verrà trattenuta dalle vendite): al momento Valve sta ragionando su un range che oscilla tra i 100 e i 5000 dollari. Chiaramente, una cifra troppo alta farà incazzare un sacco di gente, e tarperà le ali a dev squattrinati con tante belle idee, ma che tutti quei soldi non ce li hanno mica. D’altro canto, una cifra troppo bassa rischia di portarci in una situazione non molto diversa dall’attuale, quando non addirittura peggiore (perché il tempo dedicato a promuovere il gioco su Greenlight, nelle community, sui social e quant’altro vale sicuramente molto di più di un “misero” centone).

Più alta è la fee di ingresso nello store di Valve, più questo rischia di diventare un luogo a cui possono accedere solo i ricchi

C’è poi un aspetto più serio, in questa discussione, che è quello della democraticità dell’accesso a Steam, che Greenlight almeno potenzialmente garantiva; più alta sarà la fee di ingresso nello store di Valve, più questo rischia di diventare un luogo a cui possono accedere solo i ricchi, e anche questa non è una gran cosa. Non penso certo a Electronic Arts, ma neanche a tinyBuild. Penso soprattutto ai dev dei paesi in via di sviluppo, dove 5mila dollari sono magari lo stipendio di due anni, quando non addirittura una casa… altro che pubblicare su Steam.

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Funzionerà? Qui in redazione siamo divisi: c’è chi dice di sì, convinto che sia una buona idea, e che potrebbe essere la strada giusta per trasformare Steam in qualcosa di simile all’App Store (che non a caso è lo store digitale migliore attualmente in circolazione). Io dico di no, e non perché non condivida il ragionamento: l’idea è ottima, ma al momento non sembrano esserci le premesse affinché possa esprimersi al meglio.

Avrei preferito una presa di posizione più netta da parte di Valve, e non questa blanda via di mezzo

Perché Apple ha fior di editor che vagliano ogni singola app, e dicono “sì/no” con cognizione di causa. In Valve, almeno all’inizio, ci sarà solo qualche povero disperato che dovrà verificare giusto che il gioco giri, e che all’interno del pacchetto ci sia effettivamente un videogame. Punto. Il grosso del lavoro finirà nelle mani degli algoritmi che gestiscono le Scoperte, e che provvederanno a suggerire ai giocatori i titoli più adatti a loro sulla base di abitudini, acquisti precedenti, preferenze degli amici ecc.. Che intendiamoci, certo male non è (sicuramente non lo è per Valve, che ha aumentato del 46% le vendite da quella specifica sezione), ma in tutta onestà avrei preferito una scelta più netta, più sulla linea di Apple, che preveda un controllo di qualità degno di questo nome. Certo, a Bellevue dovrebbero assumere un po’ più di persone, ma non mi pare che siano messi così male da non poterselo permettere. In questo modo si potrebbe mantenere una fee accessibile di accesso a Steam, evitare il proliferare di fuffa e garantire il più possibile che i prodotti meritevoli arrivino effettivamente a portata dei portafogli dei giocatori.

Steam Direct debutterà in primavera, e a quel punto vedremo davvero cosa accadrà (spoiler: tutta la fuffa che c’è oggi continuerà a rimanere lì, però).

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